COACHING E PERFORMANCE: QUALE RAPPORTO?

Viviamo nell’era della performance, dove tutto tende al raggiungimento di risultati. Bisogna performare ed eccellere. Alcuni detrattori criticano il coaching e lo ritengono complice di questa corsa alla performance: la sua funzione è quella di trasformare la consapevolezza in azione e di realizzare obiettivi, di conseguenza rientrerebbe in quei meccanismi contemporanei che esaltano i risultati.

Nella società della performance le persone sono fortemente orientate al successo, sottoposte a una pressione eccessiva, che ha gravi conseguenze in termini di benessere personale, portando a sentimenti di insoddisfazione, bassa autostima e relazioni alienanti. Inoltre, l’accento sulla performance contribuisce a creare un clima sociale meno collaborativo e a porre standard sempre più irrealistici e irraggiungibili per chiunque.

Contribuiscono ad aggravare ulteriormente l’immagine del coaching quelle figure pubbliche che si promuovono come guru del cambiamento, coach di vita che promettono di portare i clienti al successo assicurato. Essi si dimenticano che i termini del successo non possono che essere definiti in maniera strettamente personale e che l’essenza e le antiche origini del coaching hanno implicazioni etiche e valoriali profondamente umanistiche. 

ORIGINI DEL COACHING

Il coaching è un metodo antico. Le sue radici risalgono alla Grecia del V secolo avanti Cristo e alla maieutica socratica. “Maieutike” in greco significa ostetricia, o “arte di far nascere”. Socrate utilizzava la maieutica come un modo di portare alla luce la conoscenza innata presente nelle menti degli individui attraverso il dialogo. La maieutica si basava su un processo di domande e risposte che guidavano l’interlocutore attraverso una serie di ragionamenti. Socrate riteneva che le risposte giuste fossero già presenti nella mente delle persone, e il suo ruolo era quello di agire come un ostetrico intellettuale per far emergere tali conoscenze.

Socrate iniziava spesso il dialogo con una persona chiedendo informazioni su un concetto specifico: questo poneva l’interlocutore nella posizione di dover spiegare e approfondire le proprie idee. Socrate esaminava le credenze dell’interlocutore attraverso una serie di domande. Chiedeva di definire i concetti, esplorando la coerenza e la solidità delle loro convinzioni. Egli identificava spesso contraddizioni o limitazioni delle risposte dell’interlocutore. Utilizzava il ragionamento per evidenziare eventuali incongruenze o mancanze nelle loro affermazioni. L’obiettivo finale della maieutica era far emergere una forma di autoconsapevolezza e conoscenza più profonda nell’interlocutore. Socrate riteneva che, attraverso questo processo, le persone potessero migliorare la qualità delle proprie idee. La maieutica socratica non si basava sulla trasmissione diretta di informazioni, ma piuttosto sull’auto-esplorazione e sulla scoperta della verità attraverso il pensiero critico.

SVILUPPO MODERNO DEL COACHING

Nel 1974 esce negli Stati Uniti il testo di Timothy Gallwey che ha posto le basi per lo sviluppo del coaching. Coaching significa letteralmente allenare: come l’autore scrive ne “Il gioco interiore del tennis”, “durante ogni incontro si giocano due partite, una esteriore e una interiore. Nella prima si sfida l’altro giocatore, mentre la seconda ha luogo dentro la propria mente, e gli avversari sono il dubbio, l’insicurezza, l’ansia e il conseguente calo di concentrazione”. Il lavoro di Gallwey ha aperto la strada a una prospettiva più olistica, che integra aspetti mentali ed emozionali nel processo di miglioramento delle prestazioni e di sviluppo personale. Egli ha insegnato a minimizzare il giudizio interno e l’autocritica, per focalizzarsi invece sull’esperienza. Allenare la mente ad aumentare la consapevolezza è un pilastro per il coaching. Il miglioramento delle performance personali e il raggiungimento degli obiettivi preposti saranno conseguenti al focus posto su mente ed emozioni.

Negli anni Ottanta del Novecento, Sir John Whitmore sviluppa il metodo GROW, che definisce una struttura guida per le sessioni di coaching. L’acronimo GROW rappresenta quattro fasi fondamentali del processo di coaching:

  1. Goal (Obiettivo): ogni sessione si apre con l’enunciazione di un obiettivo misurabile. La chiarezza sull’obiettivo è essenziale per il successo del coaching.
  2. Reality (Realtà): con la guida del coach, il cliente riflette sulla sua posizione attuale rispetto agli obiettivi prefissati. Si esplora la realtà oggettiva della situazione, identificando risorse disponibili, sfide e opportunità. In questa fase è possibile esplorare il mondo interiore del cliente, portando alla luce valori personali ed emozioni.
  3. Options (Opzioni): in questa fase il coach supporta nell’identificare diverse opzioni e strategie per raggiungere gli obiettivi. La prerogativa è quella di ampliare il campo delle possibilità e di considerare più alternative.
  4. Will (Volontà): riguarda l’impegno e la determinazione a compiere azioni concrete per raggiungere gli obiettivi. Il coachee riflette sulle azioni specifiche che intende intraprendere e sviluppa un piano d’azione.

Nella strutturazione di un modello per le sessioni di coaching, Whitmore non perde di vista la centralità del benessere della persona. La fase della definizione degli obiettivi è essenziale nel processo di coaching. L’obiettivo è autodeterminato dal cliente e deve avere certe caratteristiche che, fra l’altro, rispecchino valori e aspirazioni profonde del cliente. Nell’intero processo di coaching il focus è sulla consapevolezza.

IL PERCORSO È LA VERA RICOMPENSA

In una società incentrata sulla performance, si può trascurare l’importanza del processo, dell’apprendimento e della crescita personale. L’attenzione eccessiva al risultato finale porta a una mancanza di apprezzamento per il percorso. Per il coaching è vero il contrario: proprio per questo si parla di percorso di coaching.

Il coaching è intrinsecamente personalizzato e incentrato sull’individuo, che si trova a lavorare sulle sue aspirazioni uniche, contrastando così la pressione di adattarsi a standard esterni.

Il metodo del coaching non ha un approccio rigido alla performance: attraverso l’esplorazione delle opzioni si aprono possibilità che escono dagli schemi e dalle convenzioni. Il coaching promuove la consapevolezza di sé e degli altri, aiuta le persone a identificare le proprie forze, le aree di miglioramento e i valori guida. In definitiva, si concentra sul benessere complessivo dell’individuo e lo supporta nello sviluppo di competenze.

Amelia Earhart, la prima donna a sorvolare l’Oceano Atlantico in solitaria ha affermato: “si può realizzare qualsiasi cosa si decida di fare. Si può agire per cambiare e controllare la vita. E il percorso che si compie è la vera ricompensa”. Questa è l’essenza del coaching, ciò che garantirà una performance eccezionale, perché qualsiasi cosa si compia con consapevolezza e allineamento interiore contribuirà alla ricchezza e al benessere personali.

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